GOTICO ABRUZZESE

TUTTO QUESTO E’ BELLISSIMO – Intervista a cura di Antonio Secondo per GOTICO ABRUZZESE

La prima volta che mi imbattei nell’arte estremamente coinvolgente di Yari di Giampietro fu all’interno di K – Libri & Altre Meraviglie, libreria allora gestita dagli amici Max Sanvitale e Fabio di Campli in zona Porta Nuova, a Pescara.

Alle pareti del locale, tra altre opere di ICKS, Matteo “Shokim” Liberi e Davide Mancini erano affisse due enormi tele di Yari raffiguranti, in una, due elefanti specchiati dalle proboscidi incrociate, e nell’altra una mano particolarmente realistica.

Mi colpirono sin dalla prima occhiata per via dell’estremo utilizzo dei particolari impiegati e di una tecnica sapiente, figlia di anni di studio e dedizione.

All’epoca mi sarebbe piaciuto incontrare Yari per scambiare quattro chiacchiere sul suo lavoro e sul lirismo alla base delle sue opere, ma non accadde mai. Saperlo oggi un interessato lettore di questo blog ha però fatto sì che le nostre strade tornassero ad incrociarsi, e per non farmi sfuggire l’occasione una seconda volta ho deciso di intervistarlo.

1. Ciao Yari, innanzitutto: quando hai iniziato a disegnare e a dipingere?
Ciao, e grazie per avermi contattato! Beh come dico sempre in realtà non ho mai deciso di fare ciò che faccio; ho iniziato sin da piccino come tutti, con l’unica differenza di non aver mai smesso, anzi in realtà ho sempre coltivato con sacrificio e dedizione questa mia ricerca figurativa che poi è la vita mia.

2. Le tue opere descrivono correnti e stili molto diversi. In alcune c’è qualcosa di pop, in altre punte di iperrealismo. Alcune tele sono visionarie, oniriche, come quelle di ispirazione afro, altre più descrittive o cartoonistiche, come nel caso dei puppet figurativi che sembrano quasi venire dal mondo dei graffiti di strada. In base a cosa scegli di sperimentare diverse tecniche?
Quand’ero piccolo mi nutrivo di fumetti, da Topolino a Spider-Man , per cui ho avuto una base fumettistica che col tempo, anno dopo anno, si è trasformata sempre più, spaziando all’illustrazione e alla pittura, e non solo.La curiosità di vari linguaggi figurativi mi ha spinto sempre a studiare ogni singolo aspetto della raffigurazione grafica e nelle varie discipline; la cosa più affascinante per me è sapere che c’è sempre più da imparare, osservando e disegnando, senza mettere limiti alla creatività.

Quella delle “mani” è stato un vero e proprio periodo della tua arte, cos’è che ti affascina, o ti ha affascinato, di questo soggetto in particolare?
Inizialmente avevo intenzione di dedicarmi ad una serie di ritratti (cosa che ho ancora in mente) ma subito dopo sostituii i visi con le mani, trattandoli come ritratti appunto; soggetti tra i più interessanti in campo figurativo, con una propria identità ed una struttura che mi hanno dato il pretesto di studiare al meglio spazio e luce. Effettivamente sono le opere alle quali sono più affezionato.

Cosa leggi di solito?
Ultimamente sto prendendo la cattiva abitudine di fare ricerche e letture sul web, molto più veloci e comunque inerenti ai miei interessi quali la pittura, l’illustrazione, il tatuaggio, la fotografia e cosi via, ma continuo a leggere quando ho tempo prediligendo testi visionari; ultimamente sto leggendo le pubblicazioni di Haruki Murakami.

Il fatto di aver iniziato a tatuare ha influito sulla tua produzione artistica?
In realtà non credo ci sia un’influenza di una tecnica su un altra . Ciò che maggiormente mi affascina del tatuaggio è disegnare direttamente sulle persone, instaurando un rapporto di fiducia e rispetto, a tratti anche di amicizia con le stesse.La cosa più interessante è proprio cercare di apprendere il più possibile da ogni singola disciplina e avere un bagaglio figurativo più vasto e maturo; per me le varie discipline sono solo mezzi per poter comunicare un’idea molto più vasta.

Tra le tue illustrazioni c’è qualche piccolo lavoro di chiara ispirazione abruzzese. Mi è sembrato di vedere, tra gli altri, un Sant’Antonio Abate e un Guerriero di Capestrano. Cosa ti interessa in particolare della cultura e dell’identità della nostra regione?
Amo la mia Terra. La nostra storia, la nostra identità, la nostra cultura appartengono ad essa e rispettarla significa rispettare se stessi e le culture altrui.E poi, la nostra regione, come il vostro blog insegna, è una terra ricca di bellezza, natura e misticismo come poche.

Insieme al Sant’Antonio mi è sembrato di vedere un San Michele Arcangelo, entrambi dipinti in una veste grafica molto insolita per loro. Com’è nata l’idea di raffigurarli?
Ho dipinto queste figure proprio per delle iniziative del mio stesso paese, Città Sant’Angelo, tra l’altro uno dei borghi più belli d’Italia.Quella di San Michele in particolar modo è un’illustrazione ispirata direttamente da una statua lignea e ben colorata che si trova, protetta da una teca, all’interno della Cattedrale di San Michele Arcangelo e che sin da piccolo mi colpì particolarmente.

Se un amico pittore ti chiedesse di organizzargli un Gran Tour dell’Abruzzo in stile primo ‘900 dove lo manderesti?
Troppi posti, castelli, chiese, resti, montagna, costa…l’Abruzzo è davvero uno spettacolo, c’è davvero l’imbarazzo della scelta, ma sicuro avrei un occhio di riguardo agli Eremi della Majella, un posto che adoro, ricco di natura mistica.

C’è qui Guerino il Teschio, mascotte ufficiale di Gotico Abruzzese, che continua a pressarmi per avere un suo ritratto schizzato da poter conservare. Vuoi fargli questo regalo?
Ahahaha….ma certo, Guerino il Teschio! Vi seguo e continuerò a farlo, per cui con gran piacere! A presto!!